| Alfredo Masi & Giorgio Presti _

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martedì, aprile 17, 2007

Sulla interpretazione dell'intenzione musicale

Una piccola considerazione che mi va di fare, un concetto che ho appreso attraverso l'università e l'esperienza personale, che desidero condividere.

Quando ascoltiamo un evento musicale, la nostra interpretazione (e la percezione stessa dell'intenzione dell'autore) è completamente soggettiva. Essa dipende dal nostro vissuto, musicale e non. Uno stesso oggetto musicale è interiorizzato in modo profondamente diverso di persona in persona.

Nel caso di una canzone, gli oggetti musicali presenti sono molteplici, tanto che non tutti questi "oggetti" sono pesati nello stesso modo dalla nostra mente. In genere tendiamo a dare più importanza a quegli elementi da cui maggiormente ci sentiamo rappresentati o con cui abbiamo più confidenza.

Il risultato di questo meccanismo psicologico ci porta ad ascoltare la musica da cui più ci sentiamo rappresentati.

Appare dunque lampante che più persone possono ascoltare lo stesso autore con finaità e reazioni emotive del tutto diverse, spesso anche divergenti, proprio perchè persone diverse assimilano in modo divero diversi elementi musicali.

Una comunità come la nostra (questo articolo l'ho scritto su un forum dedicato ad un gruppo musicale. ndG) ha ragione di essere perchè ci si possa "arricchire" emozionalmente l'un l'altro, scambiandosi considerazioni sul diverso modo di approcciarsi alla stessa cosa.

Anche la chiave di lettura dell'autore stesso è soggetta al suo vissuto musicale. Ogni autore è ben contento di vedere la sua opera elogiata per motivi di cui lui stesso ignorava l'esistenza.

E' possibile che un brano sviluppato in determinate circostanze culturali possa essere adatto a descrivere anche altre circostanze non previste. Per questo nulla dovrebbe essere scartato o denigrato a priori. Anche perchè se da un lato è vero che "anche ascoltandolo a me potrebbe non dire niente" esiste comunque una sfera culturale a cui esso fa riferimento e quindi vanno rispettate le persone che se ne sentono rappresentate. Non si può sapere "cosa" di quel brano stimoli l'interesse di quegli individui se non si è culturalmente compatibili.

Così come oggi ci sembra scontato il rispetto per le varie culture, dovrebbe esserlo anche per le varie correnti musicali.
Senza che faccia eccezione quella popular ("pop" per gli amici), perchè è proprio quella a cui convergono tutte le altre: rappresentare, per un motivo o per l'altro, una serie di persone.

Un modo per riuscire a vedere l'universo musicale secondo quest'ottica è non dimenticare che quando ascoltiamo un evento musicale, la nostra interpretazione (e la percezione stessa dell'intenzione dell'autore) è completamente soggettiva. Essa dipende dal nostro vissuto, musicale e non. Uno stesso oggetto musicale è interiorizzato in modo profondamente diverso di persona in persona.


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Spero che questo mio sfogo vi aiuti ad ascoltare anche quelle cose che prima magari censuravate.

Spero che se vi capiti di ascoltare cose che non vi piacciono, vi sforziate almento di rispettarle.
Se non assolutamente (sforzo considerevole, lo ammetto) almeno nella misura in cui emerge un intenzione musicale precisa.

Spero che qualsiasi cosa ascoltiate, soprattutto se vi piace, vi faccia venir voglia di sapere cos'altro ci vedono le altre persone. Si possono scoprire cose assurde, buffe, divertenti e geniali.

Spero che abbiate capito che la realtà stessa ha un forte grado di soggettività, per una convivenza serena è indispensabile il rispetto reciproco della realtà altrui.

lunedì, aprile 16, 2007

Tributo ai tempi che furono : ITIS